Feste e Sagre

L'eremo di S.Rosalia alla Quisquina
7-8 dicembre 2004

Il mese di dicembre porta con sè una particolare aria di festa. La vigilia dell'Immacolata è considerata l'inizio delle faste natalizie che si concluderanno con l'Epifania e così si è deciso di festeggiare tutti insieme sul monte Cammarata al ristorante Filici. Dalla Palermo-Agrigento uscire al terzo bivio per Cammarata e quindi dirigersi verso S.Stefano di Quisquina. Uscendo ai bivi precedenti si avrà la sventura di percorrere strade da terzo mondo, piene di buche e di avvallamenti che hanno dell'incredibile.

 

Un'insegna indicherà il ristorante che, da poco ristrutturato, ha una capienza di oltre 500 posti. Un restauro più consono all'ambiente sarebbe stato più opportuno. Non vi è niente di rustico nè di antico: sembra una delle tante sale di trattenimento palermitane. Ma la fama che l'accompagna non è stata intaccata: mangiare a volontà cibo casareccio di ottima qualità a prezzo contenuto.

Ecco il menu della serata:

Antipasto Filici (prosciutto crudo, salame, capocollo, soppressata, ricotta, bruschette, carciofini, trippa con fagioli) - Tagliatele con sugo di finocchi - Cavatelli alla norma - Casarecce con speck e funghi

Agnello al forno - Grigliata mista - Patate al forno -Insalata mista - Frutta di stagione
Dolci: cassatelle e cannolicchi

Al termine si sentiva il bisogno di muoversi per non scoppiare e così Giuseppe Cacicia ha pensato bene di animare la serata con il karaoke invogliando tutti a cantare e ballare sino a tarda notte.

 

Molto interessante la vista al Santuario dell'Eremo di Santa Rosalia. Il luogo, posto in luogo ameno e ricco di vegetazione, è situato tra i monti Cammarata e delle Rose in cui si trova la grotta dove, secondo la tradizione, visse per qualche tempo Santa Rosalia, figlia del conte Sinibaldo, signore di quelle terre nel sec. XII, prima di trasferirsi sul Monte Pellegrino, presso Palermo. All'eremo si giunge attraverso un sentiero molto suggestivo lasciando la provinciale S.Stefano-Cammarata a circa 4 km dal centro abitato. Dove è posta una edicola dedicata alla Santa si risale una strada immersa nel bosco per circa 2 km sino a giungere ad un comodo posteggio. L'eremo, immerso in un boschetto di querce, è stato abitato dai frati fino a qualche decennio fa. Essi, seguendo l'esempio di Santa Rosalia, vivevano in elemosina e povertà, praticando una vita da eremiti e vivendo in celle buie e fredde. Il bosco della Quisquina, si trova a quasi 1000 metri di altezza. E' un luogo umido e ombroso tanto che i Saraceni lo chiamarono koschin (cioè oscuro, da cui volgarmente caschine o quisquinà), rappresentava il luogo ideale per nascondersi; in una grotta mimetizzata dalla vegetazione e difficilmente accessibile la giovanissima Rosalia, fuggendo la vita mondana ed in cerca di solitudine, di pace e soprattutto di Dio, trovò dimora per ben dodici anni (probabilmente dal 1150 al 1162). Molto suggestiva è la piccola grotta che venne abitata dalla santa. Nella parete che precede l'ingresso è stata trovata una epigrafe, unica testimonianza dell'esistenza di Santa Rosalia, nella quale si legge: "Ego Rosalia Sinibaldi Quisquine et Rosarum domini filia Amore Domini mei Iesu Cristi ini hoc antro habitari decrevi". L'entrata della grotta è molto stretta ma suggeriamo a tutti il piccolo sacrificio di camminare carponi per il breve cunicolo per giungere all'interno dove si trova una statua marmorea della Santa. Particolare è l'aria che si respira e suggestivo il silenzio che vi regna.

 

Alla prossima
Giuseppe