Feste e Sagre

Valle del fiume Sosio e Palazzo Adriano
Lago Gammauta
5-6 giugno 2004

La valle del fiume Sosio ricade nei territori di Burgio e Palazzo Adriano ed è senza dubbio uno degli ambienti naturali più suggestivi della Sicilia. Da tempo avevamo programmato questa gita che per vari motivi era stata rinviata e così, approfittando di una bella giornata primaverile, abbiamo realizzato questo desiderio.

Da Palermo si percorre la SS. 121 per Agrigento sino a Lercara Friddi (circa 60 km); quindi si percorre la SS. 118 sino al bivio di Filaga dove si procede per Palazzo Adriano. Da qui si scende in direzione del torrente San Calogero, alla diga del lago Gammauta.

La Valle del Sosio è caratterizzata dall’ampia gola coperta da una fittissima vegetazione in cui scorre in maniera tortuosa l’omonimo corso d’acqua.

In primavera è un turbinio di colori e profumi. Orchidee e ciclamini colorano il sottobosco e attirano numerosissimi insetti: varie specie di coleotteri (scarabei e cetonie) e di imenotteri (bombi e calabroni) e farfalle come la ninfa del corbezzolo e la cedronella. Nella gola è possibile intravedere eccezionalmente due rarissimi rapaci: l’avvoltoio capovaccaio e l’aquila reale; più facilmentei falchi pellegrini, corvi imperiali e gheppi. Questa zona è importante dal punto di vista paleontologico: in questi territori si trovano infatti le
più antiche rocce della Sicilia risalenti a circa 200 milioni di anni fa.

 

Le acque del fiume Sosio sono regolate nel bacino di Gammauta per essere utilizzate a fini irrigui e idroelettrici.
Il piccolo ma delizioso lago che si è così formato è bordeggiato da pioppi, salici e tamerici ed è incastonato in un fitto bosco di querce e frassini e costituisce luogo di sosta di numerosi uccelli migratori.

Nel cielo impazzano centinaia di rondini che fanno da sottofondo musicale a questo paesaggio bucolico, rilassante e rigenerante. Proprio quello che ci vuole per ritemprarsi e dimenticare lo stress della vita quotidiana.

Lasciamo questo posto paradisiaco ripromettendoci di tornarvi presto magari attrezzati per pescare le grosse carpe che vivono nel lago.

Palazzo Adriano è una cittadina fondata da profughi albanesi nel 1488. Dopo aver sostato nella bella piazza Umberto I (purtroppo invasa dalle automobili) abbiamo visitato le chiese di Santa Maria Assunta (di rito greco-bizantino) e di Santa Maria del Lume, di rito latino.

Molto caratteristico anche il nucleo più antico dove si trovano i ruderi di un antico castello federiciano. Una breve visita anche la museo civico di scienze naturali che conserva rarissimi fossili risalenti al Permiano superiore (240 milioni di anni fa).


Specie provenienti dal Permiano superiore (240 milioni di anni fa) della Valle del Sosio

Palazzo Adriano è diventata famosa anche per merito del bellissimo film di Tornatore "Nuovo Cinema Paradiso", premio Oscar 1990. Per chi come me ha visto con piacere molte volte questo film fa una certa emozione passeggiare nella bellissima piazza centrale dove sono state girate le principali scene.
Purtroppo, ripeto, questa piazza è violentata nella sua bellezza essendo utilizzata come posteggio di macchine e pullman. Sarebbe bello poterla ammirare come nella foto di sopra. Qualcuno in paese dice che la decisione sarebbe impopolare. Forse. Ma forse molti non si rendono conto della profonda bellezza che viene occultata e del grande richiamo turistico che si potrebbe invece creare.

Proviamo a sognare insieme:

pensate, è una sera estiva, la piazza è stata liberata dalle auto ed è illuminata da calde luci al fosforo. Decine di camper, richiamati per l'occasione, sono accolti nel grande posteggio vicino la Vecchia Stazione (oggi in totale stato di abbandono, purtroppo).

La piazza centrale si è trasformata in un grande cine arena. Spente le luci, inizia la proiezione del famoso film.

Al termine vengono raccontati curiosi aneddoti su episodi accaduti durante le riprese, magari dallo stesso Totò Cascio.

Il giorno dopo visita guidata alla mostra delle foto del film e a tutto il paese.

In piazza degustazione e vendita di prodotti tipici locali.

In fondo non ci vorrebbe poi molto, che ne dite?

 

Alla prossima

Giuseppe

 

 
La vecchia stazione