Indice articoli

Marco Polo a Gattopardo: - Prossima uscita "Praga Centrum"

di Giuseppe Scuderi

Narrare di un viaggio svolto attraverso un proprio "diario di bordo" è come guardare delle foto che, per l'autore, sono la sintesi di ciò che ha visto, per gli altri, solo immagini decontestualizzate. Un diario è utile, però, a ricordare le sensazioni e le emozioni provate, nel tentativo di trasmetterle agli altri, se per altruismo o egoismo ancora non so. A muovere il tutto è la curiosità, il bisogno di "libertà della conoscenza" insito nell'uomo.
Quante siano però le "libertà negate" è difficile dirlo, si può solo provare ad ascoltare gli altri con l'apertura a tentare di capire. Non sempre, dall'altra parte, si riesce a comprendere che qualcuno "ascolta" o vuole "offrire", per come può, anche se labile, un appiglio, un sostegno.

La "ragione" di chi argomenta in un senso, con leggerezza, levità di discorsi, viene demolita adducendo e contrapponendo problematiche indiscutibilmente gravi, serie, ma facendolo spesso in modo strumentale. E' giusto solo quello che vorremmo sentirci dire dagli altri. Ma non è solo una la "verità totale".

Lungo un itinerario più o meno programmato si incontrano varie realtà a volte amene o tristi, scontate o inattese. Tutte hanno la loro importanza per dare quel bagaglio di conoscenza che migliora la capacità di giudizio e comprensione delle cose. Il metro che ognuno usa è determinato e condizionato dalla propria origine, dal proprio punto di partenza; si perfeziona strada facendo, quando si arricchisce di strumenti di valutazione. Ma è più grave l'11 settembre, la disoccupazione, l'alluvione del nord-est europeo, l'olocausto? Le esercitazioni con armi chimiche e batteriologiche dei terroristi islamici, l'invasione dell'Europa dei clandestini disperati o il buco dell'ozono? Ma quel bel campeggio al centro di Praga, sulla Moldava, è sommerso dall'acqua, le mie foto non corrispondono più alle immagini trasmesse dal telegiornale.

L'Orologio astronomico sulla torre del municipio, "il gioiello" della piazza della Città Vecchia è salvo come la cattedrale gotica di San Vito con la Porta d'Oro e l'Ambasciata Italiana poste in alto, ma i piani bassi di quei bei palazzi liberty lungo il fiume, che hanno sfidato incolumi "storia e regimi" si sono allagati di sicuro e spero che sul battello, con cui ci hanno portato in centro, abbiano messo in salvo quel computer "acciaccato", servito a registrarci all'arrivo e a stampare il conto alla partenza. Nelle campagne c'è ancora chi usa il carbone di miniera per scaldarsi e cucinare e lo trasporta, aiutato dai propri figli, su una carriola traballante; il centro commerciale, forse uno dei più grandi d'Europa, però non chiude "mai". I ricordi stridono e di quello che avrei voluto scrivere è rimasto solo il titolo.

Pensavo di descrivere ciò che ho visto e fatto, ma sarebbe più utile provare a riferire (ma forse invano) ciò che ho capito. Al confine, sul ciglio della strada c'era qualche ragazza appena vestita in cerca di clienti, ma presto, i musicisti su Ponte Carlo, posti a distanza per non disturbarsi a vicenda, torneranno a suonare e se avranno la nostra stessa moneta, scomparirà dal loro viso quella smorfia che è un misto di tristezza, indifferenza, tenacia. Allora i musicisti di Praga saranno allegri come quelli di Salisburgo, di Monaco, di Innsbruck, di Vienna e sarà per loro un vero concerto.

Ma ora che ci penso noi non abbiamo tanti musicisti per le strade e le nostre vie di comunicazione sono tenute molto male, peggio di quelle "dell'Est europeo", che di "est", poi, ne ha sempre meno. Sulle loro strade già sfrecciano le automobili vere, non più le "macchine di Paperino", loro sono al "centro del mondo".

Noi, piuttosto, dobbiamo fare tanta più strada di loro, la stessa percorsa dai turisti che ancora vengono dalle nostre parti ed a cui, se non vogliamo restare il "terzo mondo dell'Europa", dobbiamo dare sempre più motivazioni, luoghi adeguati da visitare, strutture, servizi arricchiti dalla gentilezza, dal saper fare un mestiere, prodotti validi, quindi lavoro che ognuno dovrà inventarsi. Però fino a quando dovrò pregare chi produce formaggio o fichidindia di portarli in piazza, dove c'è chi vorrebbe comprarli, "merchandising point" e "bookshop" rimarranno solo parolacce.

Pubblicato su L'araldo - mensile di attualità, cultura e sport. Anno II n.11 - Novembre 2002
www.laraldo.info

info@laraldo.info