Narrare
di un viaggio svolto attraverso un proprio "diario
di bordo" è come guardare delle foto
che, per l'autore, sono la sintesi di ciò che ha
visto, per gli altri, solo immagini decontestualizzate.
Un diario è utile, però, a ricordare le sensazioni
e le emozioni provate, nel tentativo di trasmetterle agli
altri, se per altruismo o egoismo ancora non so. A muovere
il tutto è la curiosità, il bisogno di "libertà
della conoscenza" insito nell'uomo.
Quante siano però le "libertà
negate" è difficile dirlo, si può
solo provare ad ascoltare gli altri con l'apertura a tentare
di capire. Non sempre, dall'altra parte, si riesce a comprendere
che qualcuno "ascolta" o vuole "offrire",
per come può, anche se labile, un appiglio, un sostegno.
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La
"ragione" di chi argomenta in un senso, con leggerezza,
levità di discorsi, viene demolita adducendo e contrapponendo
problematiche indiscutibilmente gravi, serie, ma facendolo
spesso in modo strumentale. E' giusto solo quello che vorremmo
sentirci dire dagli altri. Ma non è solo una la "verità
totale".
Lungo un itinerario più o meno programmato
si incontrano varie realtà a volte amene o tristi,
scontate o inattese. Tutte hanno la loro importanza per
dare quel bagaglio di conoscenza che migliora la capacità
di giudizio e comprensione delle cose. Il metro che ognuno
usa è determinato e condizionato dalla propria origine,
dal proprio punto di partenza; si perfeziona strada facendo,
quando si arricchisce di strumenti di valutazione. Ma è
più grave l'11 settembre, la disoccupazione, l'alluvione
del nord-est europeo, l'olocausto? Le esercitazioni con
armi chimiche e batteriologiche dei terroristi islamici,
l'invasione dell'Europa dei clandestini disperati o il buco
dell'ozono? Ma quel bel campeggio al centro di Praga, sulla
Moldava, è sommerso dall'acqua, le mie foto non corrispondono
più alle immagini trasmesse dal telegiornale. |
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L'Orologio astronomico sulla torre del municipio,
"il gioiello" della piazza della Città
Vecchia è salvo come la cattedrale gotica
di San Vito con la Porta d'Oro e l'Ambasciata Italiana
poste in alto, ma i piani bassi di quei bei palazzi liberty
lungo il fiume, che hanno sfidato incolumi "storia
e regimi" si sono allagati di sicuro e spero che
sul battello, con cui ci hanno portato in centro, abbiano
messo in salvo quel computer "acciaccato", servito
a registrarci all'arrivo e a stampare il conto alla partenza.
Nelle campagne c'è ancora chi usa il carbone di
miniera per scaldarsi e cucinare e lo trasporta, aiutato
dai propri figli, su una carriola traballante; il centro
commerciale, forse uno dei più grandi d'Europa,
però non chiude "mai". I ricordi stridono
e di quello che avrei voluto scrivere è rimasto
solo il titolo.
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Pensavo
di descrivere ciò che ho visto e fatto, ma sarebbe
più utile provare a riferire (ma forse invano) ciò
che ho capito. Al confine, sul ciglio della strada c'era
qualche ragazza appena vestita in cerca di clienti, ma presto,
i musicisti su Ponte Carlo, posti a distanza
per non disturbarsi a vicenda, torneranno a suonare e se
avranno la nostra stessa moneta, scomparirà dal loro
viso quella smorfia che è un misto di tristezza,
indifferenza, tenacia. Allora i musicisti di Praga saranno
allegri come quelli di Salisburgo, di Monaco, di Innsbruck,
di Vienna e sarà per loro un vero concerto. |
Ma
ora che ci penso noi non abbiamo tanti musicisti per le
strade e le nostre vie di comunicazione sono tenute molto
male, peggio di quelle "dell'Est europeo",
che di "est", poi, ne ha sempre meno. Sulle loro
strade già sfrecciano le automobili vere, non più
le "macchine di Paperino", loro sono al "centro
del mondo".
Noi, piuttosto, dobbiamo fare tanta più strada di
loro, la stessa percorsa dai turisti che ancora vengono
dalle nostre parti ed a cui, se non vogliamo restare il
"terzo mondo dell'Europa", dobbiamo
dare sempre più motivazioni, luoghi adeguati da visitare,
strutture, servizi arricchiti dalla gentilezza, dal saper
fare un mestiere, prodotti validi, quindi lavoro che ognuno
dovrà inventarsi. Però fino a quando dovrò
pregare chi produce formaggio o fichidindia di portarli
in piazza, dove c'è chi vorrebbe comprarli, "merchandising
point" e "bookshop"
rimarranno solo parolacce.
Pubblicato su L'araldo - mensile di attualità,
cultura e sport. Anno II n.11 - Novembre 2002
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