LA
ZANZARA TIGRE (AEDES ALBOPICTUS): CARATTERISTICHE GENERALI
(Insecta Diptera Culicidae)
Negli ultimi decenni l’evoluzione dei trasporti,
l’incremento degli scambi internazionali e l’evoluzione
climatica in atto hanno permesso a molti esseri viventi
di superare le originarie barriere geografiche e di diffondersi
in nuovi territori. Nella nostra fauna e flora si inseriscono
così specie “aliene” che spesso sostituiscono,
o creano grossi problemi di sopravvivenza, alle specie
autoctone. La mancanza di predatori naturali e la presenza
di ampie nicchie ecologiche “libere” permette
spesso a queste specie di avere popolazioni numerose e
senza controllo. Questo vale ovviamente, e con maggiore
timore, per quegli animali, insetti In particolare, capaci
di veicolare malattie.
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La zanzara
tigre ( Aedes albopictus; ordine Ditteri, famiglia
Culicidae) è originaria delle foreste tropicali
del sud-est asiatico. Le caratteristiche striature chiare
su fondo scuro (da cui il nome di tigre), insieme alle
minori dimensioni, distinguono la zanzara tigre dalla
Culex autoctona. Sia l’Aedes che la Culex in fase
di appoggio mantengono il corpo parallelo alla superficie
e si differenziano dall’Anopheles che invece forma
con essa un angolo acuto.
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Dal 1986 la specie si è diffusa attraverso il commercio di copertoni
usati (dove la femmina può deporre le uova in minime quantità d’ acqua
piovana) negli Stati Uniti ed in seguito in Sud-America ed in Europa nel 1987.
In Italia è stata segnalata per la prima volta a Genova nel 1990 e ha
interessato, da allora, diverse Regioni soprattutto nel Nord e Centro Italia.
In Sicilia nel 2004. Il
ciclo riproduttivo della zanzara tigre è simile
a quello di tutte le zanzare: la femmina depone le uova
nell’ acqua, le larve si sviluppano, anche in 1 settimana,
gli adulti si accoppiano dopo 48-72 h. Come accade per
le altre zanzare, la femmina punge per succhiare il sangue
necessario allo sviluppo delle uova. Contrariamente alla
Culex pipiens (la nostra comune zanzara), l’Aedes
albopticus è capace di superare stagioni invernali
anche molto rigide. Infatti, le uova sono dotate di una
struttura particolare che permette loro di resistere al
disseccamento e quindi di ritardare la schiusa anche di
parecchi mesi. Inoltre, la zanzara tigre può utilizzare
anche piccole raccolte di acqua dolce per depositare le
uova quali quelle contenute in copertoni, sottovasi, secchi,
pieghe in teli di nylon, ecc. La zanzara tigre è molto aggressiva, punge
di giorno, specialmente dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 19.
Attacca in sciami, prevalentemente all’ aperto (ma
anche al chiuso). E’ attiva da
aprile-maggio a novembre.
Possiede un rostro più largo e lungo della zanzara
comune (Culex pipiens) che le permette di pungere
anche attraverso i vestiti. L’Aedes albopticus assume un’importanza sanitaria
principalmente per due aspetti.
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Innanzi tutto è da considerare l’aspetto
ectoparassitario. Infatti, la zanzara
tigre è aggressiva, attacca di giorno in sciami,
causa con la sua puntura, soprattutto agli arti inferiori,
pomfi pruriginosi e dolorosi talvolta emorragici e bollosi.
Spesso anche con zone di estesa dermatite, periflebite
e flebite; frequenti le lesioni da “grattamento”.
La terapia è antiistaminica, cortisonica e antibiotica,
sia per uso locale che sistemico.Le persone colpite sono
talora costrette ad abbandonare le attività all’ aperto
e rifugiarsi al chiuso.
Inoltre, l’ Aedes albopictus può fungere da
vettore per altri patogeni potenzialmente molto pericolosi. Nel sud-est
asiatico veicola Arbovirus i quali danno luogo a manifestazioni che vanno da
lievi sindromi influenzali a forme di encefalite a febbri emorragiche (dengue).
Negli USA sono stati isolati esemplari infettati con virus Potosi e dell’encefalite
equina. Nulla al momento si conosce per l’ Italia, ma non si deve sottovalutare
questo potenziale ruolo di vettore di patogeni che la zanzara tigre può svolgere,
così come svolgono specie simili, spesso “rimpiazzate” dalla
zanzara tigre.
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Strategie
di lotta
Regolamentare l’ introduzione in Italia di copertoni usati (o prodotti
similari) e disinfestare quelli stoccati ed esportati.
Disinfestazione capillare delle caditoie stradali pubbliche e private.
La disinfestazione può essere svolta con formulati fluidi a base di
Temephos alla dose di 1 g di principio attivo per tombino da ripetere ohni
20-25 giorni.
Impiego del rame nei
sottovasi o in altri contenitori di acque reflue
Il rame (come quello del filo elettrico privato della guaina di plastica) determina
la morte delle larve e sembra avere un effetto negativo anche sullo sviluppo
di quelle sopravvissute.
Ricerca e rimozione dei microfocolai di
sviluppo
IMPORTANTE: Evitare le raccolte
di acqua stagnante; svuotare sottovasi, innaffiatoi,
secchi ecc; monitorare e spruzzare settimanalmente i
tombini nei cortili e giardini con spray "antilarvali";
mettere pesci che si cibano di larve nelle vasche o fontane;
sostituire i sottovasi in cotto con quelli in rame (dove
la zanzara tigre non cresce); utilizzare zanzariere ove
possibile.
Fare una corretta educazione sanitaria e informazione diffusa della cittadinanza
finalizzata all’adozione dei su esposti modelli di comportamento.
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LE
ZECCHE
Le zecche sono Artropodi (Acari) parassiti esterni obbligati
di numerosi animali compreso l’uomo. Sono ematofagi,
cioè si nutrono di sangue, in tutti i loro stadi
di sviluppo (larva-ninfa-adulto). Solo i maschi adulti
di alcune specie non pungono, mentre tutte le femmine non
possono deporre le loro uova se non si cibano.
Gli ospiti su cui si possono cibare sono diversi e, pur avendo delle preferenze
sulla specie da parassitare, possono anche adattarsi ad altri ospiti occasionali.
Molti sono i microrganismi patogeni trasmessi dalle zecche fra protozoi, batteri,
rickettsie e virus.
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Le zecche (sottoclasse
Acari, ordine Ixodida) sono suddivise in 2 famiglie: Argasidae
(circa 90 specie) ed Ixodidae (circa 680 specie). La differenza
morfologica principale fra le due famiglie sono gli scudi
chitinizzati, cioè rigidi, che rivestono il corpo
degli Ixodidi (dette per questo “zecche dure” )
mentre mancano negli Argasidi (“zecche molli”).
Le zecche molli depongono un numero limitato di uova (circa 200), effettuano
di solito pasti di breve durata (da pochi minuti a qualche ora) e sono parassiti
di uccelli. Le zecche dure invece, depongono alcune migliaia di uova, possono
rimanere infisse con il loro apparato boccale nella cute degli ospiti anche
per alcuni giorni e attaccano anche mammiferi e altri ospiti.
Le zecche molli
La zecca molle più nota in Italia è Argas reflexus, la comune zecca del piccione.
A.reflexus è nota per le infestazioni riscontrate nei centri storici
cittadini ove sono presenti colonie di piccioni che nidificano in sottotetti,
torri, edifici abbandonati, campanili, soffitte finestrate, ecc.. L’ Argas
reflexus, spostandosi, può entrare all’interno delle abitazioni
e pungere l’uomo. Secernono tossine e causano importanti dermatiti e
reazioni anafilattiche per ipersensibilità. Sono solifughe ed in genere
effettuano il pasto durante le ore notturne quando gli ospiti, compreso l’uomo,
dormono. Durante il giorno si rifugiano in anfratti e fessure.
Le zecche dure
Vi appartiene la zecca del cane Rhipicephalus sanguineus,
legata, soprattutto negli stadi immaturi (larve e ninfe), al cane ed è tipica
degli ambienti circoscritti e chiusi in cui l’animale vive.
In Italia del del Nord e Centrale è presente l’ Ixodes ricinus,
detta zecca dei boschi o zecca del capriolo.
E’ possibile essere attaccati da questa zecca durante passeggiate ed
escursioni in campagna, collina e montagna (più frequente al di sotto
di 1000 metri slm). I margini dei boschi, vicino ad arbusti, i bordi dei sentieri
sono i luoghi in cui è più facile trovarla mentre è in
attesa di compiere il pasto di sangue. Gli stadi immaturi per l’alimentazione
sono legati in modo particolare a micromammiferi, mentre gli adulti si cibano
soprattutto su grandi animali (caprioli, daini, ecc.).
Esistono 2 picchi stagionali in cui si riscontrano popolazioni più consistenti
che sono la primavera e la tarda estate, inizio autunno.
In Europa I.ricinus è il vettore di Borrelia burgdorferi, una spirocheta
che provoca la cosiddetta Malattia di Lyme. I primi sintomi di questa patologia,
che in Italia sembra in aumento, sono a livello della cute, ma poi nel corso
dei mesi provoca artriti, problemi cardiaci e neurologici.
Particolare preoccupazione riveste anche una encefalite di origine virale (TBE)
che questa zecca è in grado di trasmettere.
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ciclo biologico della zecca
illustrazione di G.Crepax
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Zecca del piccione
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Zecca del cane |
Rickettsiosi
trasmesse da zecca: le Rickettsiosi appartengono
al gruppo delle febbri esantematiche e sono causate da
rickettsie, batteri trasmessi dalle zecche.
Febbre bottonosa del Mediterraneo
E’ la rickettsiosi più diffusa nell’area del Mediterraneao
e in Italia. La Febbre bottonosa del Mediterraneo viene trasmessa da diverse
specie di zecche dure e soprattutto da Rhipicephalus sanguineus, un parassita
abituale di cani e altri animali domestici e selvatici (conigli, lepri, ovini,
caprini e bovini). L’agente patogeno della febbre bottonosa del Mediterraneo è rappresentato
dalla Rickettsia conorii e da altre rickettsie.
Generalmente la malattia ha un periodo di incubazione fra cinque e i sette
giorni dopo il morso della zecca infetta. L’esordio della malattia è improvviso, con
sintomi simili a quelli dell’influenza (febbre moderata o elevata
accompagnata da brividi, astenia, cefalea, malesseri generali). Dal terzo al
quinto giorno di incubazione la malattia si manifesta con un esantema maculo-papuloso
che interessa anche le piante dei piedi e i palmi delle mani. Questo è il
sintomo della vasculite dovuta all’infezione. Nei
casi non complicati, un trattamento antibiotico riesce a fermare la febbre
nel giro di 2-3 giorni. Si possono avere complicazioni a carico del
sistema cardiovascolare, renale e del sistema nervoso centrale.
La mortalità è bassa (inferiore al 3 per
cento) anche in assenza di terapia. Le persone a maggiore
rischio sono quelle in condizioni di salute già compromesse.
Le regioni maggiormente interessate sono quelle dell’Italia centro-meridionale
ed insulare soprattutto Sardegna, Sicilia, Calabria e Lazio.
Sono più colpiti gli uomini delle donne, e in media il rapporto maschi/femmine è pari
ad 1,5. e il periodo maggiormente interessato (80 % dei casi) è quello
che va da luglio ad ottobre.
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Ignazio Sparacio |
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