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Zecche e zanzara tigre
Come difendersi
di Ignazio Sparacio

Ignazio Sparacio – medico e naturalista – si dedica da molti anni all’osservazione degli ambienti naturali, con particolare riferimento allo studio di alcuni gruppi di Invertebrati, come gli Insetti Coleotteri e i Molluschi terrestri, della Sicilia e dell’area Mediterranea. E’ autore di pubblicazioni scientifiche e di articoli a carattere divulgativo.

LA ZANZARA TIGRE (AEDES ALBOPICTUS): CARATTERISTICHE GENERALI (Insecta Diptera Culicidae)

Negli ultimi decenni l’evoluzione dei trasporti, l’incremento degli scambi internazionali e l’evoluzione climatica in atto hanno permesso a molti esseri viventi di superare le originarie barriere geografiche e di diffondersi in nuovi territori. Nella nostra fauna e flora si inseriscono così specie “aliene” che spesso sostituiscono, o creano grossi problemi di sopravvivenza, alle specie autoctone. La mancanza di predatori naturali e la presenza di ampie nicchie ecologiche “libere” permette spesso a queste specie di avere popolazioni numerose e senza controllo. Questo vale ovviamente, e con maggiore timore, per quegli animali, insetti In particolare, capaci di veicolare malattie.

La zanzara tigre ( Aedes albopictus; ordine Ditteri, famiglia Culicidae) è originaria delle foreste tropicali del sud-est asiatico. Le caratteristiche striature chiare su fondo scuro (da cui il nome di tigre), insieme alle minori dimensioni, distinguono la zanzara tigre dalla Culex autoctona. Sia l’Aedes che la Culex in fase di appoggio mantengono il corpo parallelo alla superficie e si differenziano dall’Anopheles che invece forma con essa un angolo acuto.
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Dal 1986 la specie si è diffusa attraverso il commercio di copertoni usati (dove la femmina può deporre le uova in minime quantità d’ acqua piovana) negli Stati Uniti ed in seguito in Sud-America ed in Europa nel 1987. In Italia è stata segnalata per la prima volta a Genova nel 1990 e ha interessato, da allora, diverse Regioni soprattutto nel Nord e Centro Italia. In Sicilia nel 2004.

Il ciclo riproduttivo della zanzara tigre è simile a quello di tutte le zanzare: la femmina depone le uova nell’ acqua, le larve si sviluppano, anche in 1 settimana, gli adulti si accoppiano dopo 48-72 h. Come accade per le altre zanzare, la femmina punge per succhiare il sangue necessario allo sviluppo delle uova. Contrariamente alla Culex pipiens (la nostra comune zanzara), l’Aedes albopticus è capace di superare stagioni invernali anche molto rigide. Infatti, le uova sono dotate di una struttura particolare che permette loro di resistere al disseccamento e quindi di ritardare la schiusa anche di parecchi mesi. Inoltre, la zanzara tigre può utilizzare anche piccole raccolte di acqua dolce per depositare le uova quali quelle contenute in copertoni, sottovasi, secchi, pieghe in teli di nylon, ecc.

La zanzara tigre è molto aggressiva, punge di giorno, specialmente dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 19. Attacca in sciami, prevalentemente all’ aperto (ma anche al chiuso). E’ attiva da aprile-maggio a novembre. Possiede un rostro più largo e lungo della zanzara comune (Culex pipiens) che le permette di pungere anche attraverso i vestiti.

L’Aedes albopticus assume un’importanza sanitaria principalmente per due aspetti.

  

Innanzi tutto è da considerare l’aspetto ectoparassitario. Infatti, la zanzara tigre è aggressiva, attacca di giorno in sciami, causa con la sua puntura, soprattutto agli arti inferiori, pomfi pruriginosi e dolorosi talvolta emorragici e bollosi. Spesso anche con zone di estesa dermatite, periflebite e flebite; frequenti le lesioni da “grattamento”. La terapia è antiistaminica, cortisonica e antibiotica, sia per uso locale che sistemico.Le persone colpite sono talora costrette ad abbandonare le attività all’ aperto e rifugiarsi al chiuso.

Inoltre, l’ Aedes albopictus può fungere da vettore per altri patogeni potenzialmente molto pericolosi. Nel sud-est asiatico veicola Arbovirus i quali danno luogo a manifestazioni che vanno da lievi sindromi influenzali a forme di encefalite a febbri emorragiche (dengue). Negli USA sono stati isolati esemplari infettati con virus Potosi e dell’encefalite equina. Nulla al momento si conosce per l’ Italia, ma non si deve sottovalutare questo potenziale ruolo di vettore di patogeni che la zanzara tigre può svolgere, così come svolgono specie simili, spesso “rimpiazzate” dalla zanzara tigre.

Strategie di lotta

Regolamentare l’ introduzione in Italia di copertoni usati (o prodotti similari) e disinfestare quelli stoccati ed esportati.

Disinfestazione capillare delle caditoie stradali pubbliche e private.
La disinfestazione può essere svolta con formulati fluidi a base di Temephos alla dose di 1 g di principio attivo per tombino da ripetere ohni 20-25 giorni.

Impiego del rame nei sottovasi o in altri contenitori di acque reflue
Il rame (come quello del filo elettrico privato della guaina di plastica) determina la morte delle larve e sembra avere un effetto negativo anche sullo sviluppo di quelle sopravvissute.

Ricerca e rimozione dei microfocolai di sviluppo

IMPORTANTE: Evitare le raccolte di acqua stagnante; svuotare sottovasi, innaffiatoi, secchi ecc; monitorare e spruzzare settimanalmente i tombini nei cortili e giardini con spray "antilarvali"; mettere pesci che si cibano di larve nelle vasche o fontane; sostituire i sottovasi in cotto con quelli in rame (dove la zanzara tigre non cresce); utilizzare zanzariere ove possibile.
Fare una corretta educazione sanitaria e informazione diffusa della cittadinanza finalizzata all’adozione dei su esposti modelli di comportamento.

 

 

LE ZECCHE

Le zecche sono Artropodi (Acari) parassiti esterni obbligati di numerosi animali compreso l’uomo. Sono ematofagi, cioè si nutrono di sangue, in tutti i loro stadi di sviluppo (larva-ninfa-adulto). Solo i maschi adulti di alcune specie non pungono, mentre tutte le femmine non possono deporre le loro uova se non si cibano.
Gli ospiti su cui si possono cibare sono diversi e, pur avendo delle preferenze sulla specie da parassitare, possono anche adattarsi ad altri ospiti occasionali.
Molti sono i microrganismi patogeni trasmessi dalle zecche fra protozoi, batteri, rickettsie e virus.

Le zecche (sottoclasse Acari, ordine Ixodida) sono suddivise in 2 famiglie: Argasidae (circa 90 specie) ed Ixodidae (circa 680 specie). La differenza morfologica principale fra le due famiglie sono gli scudi chitinizzati, cioè rigidi, che rivestono il corpo degli Ixodidi (dette per questo “zecche dure” ) mentre mancano negli Argasidi (“zecche molli”).
Le zecche molli depongono un numero limitato di uova (circa 200), effettuano di solito pasti di breve durata (da pochi minuti a qualche ora) e sono parassiti di uccelli. Le zecche dure invece, depongono alcune migliaia di uova, possono rimanere infisse con il loro apparato boccale nella cute degli ospiti anche per alcuni giorni e attaccano anche mammiferi e altri ospiti.

Le zecche molli
La zecca molle più nota in Italia è Argas reflexus, la comune zecca del piccione.
A.reflexus è nota per le infestazioni riscontrate nei centri storici cittadini ove sono presenti colonie di piccioni che nidificano in sottotetti, torri, edifici abbandonati, campanili, soffitte finestrate, ecc.. L’ Argas reflexus, spostandosi, può entrare all’interno delle abitazioni e pungere l’uomo. Secernono tossine e causano importanti dermatiti e reazioni anafilattiche per ipersensibilità. Sono solifughe ed in genere effettuano il pasto durante le ore notturne quando gli ospiti, compreso l’uomo, dormono. Durante il giorno si rifugiano in anfratti e fessure.

Le zecche dure
Vi appartiene la zecca del cane Rhipicephalus sanguineus, legata, soprattutto negli stadi immaturi (larve e ninfe), al cane ed è tipica degli ambienti circoscritti e chiusi in cui l’animale vive.
In Italia del del Nord e Centrale è presente l’ Ixodes ricinus, detta zecca dei boschi o zecca del capriolo.
E’ possibile essere attaccati da questa zecca durante passeggiate ed escursioni in campagna, collina e montagna (più frequente al di sotto di 1000 metri slm). I margini dei boschi, vicino ad arbusti, i bordi dei sentieri sono i luoghi in cui è più facile trovarla mentre è in attesa di compiere il pasto di sangue. Gli stadi immaturi per l’alimentazione sono legati in modo particolare a micromammiferi, mentre gli adulti si cibano soprattutto su grandi animali (caprioli, daini, ecc.).
Esistono 2 picchi stagionali in cui si riscontrano popolazioni più consistenti che sono la primavera e la tarda estate, inizio autunno.
In Europa I.ricinus è il vettore di Borrelia burgdorferi, una spirocheta che provoca la cosiddetta Malattia di Lyme. I primi sintomi di questa patologia, che in Italia sembra in aumento, sono a livello della cute, ma poi nel corso dei mesi provoca artriti, problemi cardiaci e neurologici.
Particolare preoccupazione riveste anche una encefalite di origine virale (TBE) che questa zecca è in grado di trasmettere.




ciclo biologico della zecca
illustrazione di G.Crepax


Zecca del piccione



Zecca del cane

Rickettsiosi trasmesse da zecca: le Rickettsiosi appartengono al gruppo delle febbri esantematiche e sono causate da rickettsie, batteri trasmessi dalle zecche.

Febbre bottonosa del Mediterraneo
E’ la rickettsiosi più diffusa nell’area del Mediterraneao e in Italia. La Febbre bottonosa del Mediterraneo viene trasmessa da diverse specie di zecche dure e soprattutto da Rhipicephalus sanguineus, un parassita abituale di cani e altri animali domestici e selvatici (conigli, lepri, ovini, caprini e bovini). L’agente patogeno della febbre bottonosa del Mediterraneo è rappresentato dalla Rickettsia conorii e da altre rickettsie.
Generalmente la malattia ha un periodo di incubazione fra cinque e i sette giorni dopo il morso della zecca infetta. L’esordio della malattia è improvviso, con sintomi simili a quelli dell’influenza (febbre moderata o elevata accompagnata da brividi, astenia, cefalea, malesseri generali). Dal terzo al quinto giorno di incubazione la malattia si manifesta con un esantema maculo-papuloso che interessa anche le piante dei piedi e i palmi delle mani. Questo è il sintomo della vasculite dovuta all’infezione. Nei casi non complicati, un trattamento antibiotico riesce a fermare la febbre nel giro di 2-3 giorni. Si possono avere complicazioni a carico del sistema cardiovascolare, renale e del sistema nervoso centrale.

La mortalità è bassa (inferiore al 3 per cento) anche in assenza di terapia. Le persone a maggiore rischio sono quelle in condizioni di salute già compromesse.
Le regioni maggiormente interessate sono quelle dell’Italia centro-meridionale ed insulare soprattutto Sardegna, Sicilia, Calabria e Lazio.
Sono più colpiti gli uomini delle donne, e in media il rapporto maschi/femmine è pari ad 1,5. e il periodo maggiormente interessato (80 % dei casi) è quello che va da luglio ad ottobre.

Ignazio Sparacio